Riflessioni a Margine del Maxi Blitz Antidroga in Puglia: Tra Nomi Celati e l'Amarezza Personale
È in primo piano in queste ore l'indagine "Ura" sul mercato internazionale di eroina e cocaina che aveva ramificazioni anche in Nordeuropa.
L'eco del maxi blitz antidroga che ha scosso la Puglia nelle scorse ore continua a risuonare, portando con sé non solo la notizia di nove arresti e lo smantellamento di una presunta rete di spaccio, ma anche profonde riflessioni sulla società e sulle vite che queste operazioni toccano.
Il colpo contro il traffico internazionale di stupefacenti, riciclaggio e abuso d’ufficio condotto dalla Direzione investigativa antimafia di Bari e dalle autorità albanesi, con l’ausilio di Interpol, dell’Ufficio dell’esperto per la sicurezza di Tirana e della polizia albanese, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Bari e la Procura speciale anticorruzione e criminalità organizzata di Tirana, con il coordinamento di Eurojust (L’Aja) e della Direzione nazionale antimafia ed antiterrorismo di Roma, sembra essere stato bello grosso e ci sono tutti i motivi per festeggiare da parte di chi si reputa una persona onesta.
L'operazione congiunta chiamata "Ura" ha portato al sequestro di beni mobili e immobili per milioni di euro sia in Albania che in Italia. Contemporaneamente, sono stati emessi due ordini di arresto – uno dal GIP di Bari e uno dal Tribunale Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana – nei confronti di 52 persone.
Queste persone sono accusate di vari reati, tra cui:
* Traffico internazionale di enormi quantità di stupefacenti (cocaina ed eroina).
* Riciclaggio di denaro.
* Abuso d'ufficio (un reato ancora presente nella legge albanese).
La Direzione Investigativa Antimafia (DIA) ha specificato che questa indagine fa parte di un progetto più ampio condotto dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Bari e dalla Struttura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata (SPAK) di Tirana.
L'obiettivo è contrastare il continuo flusso internazionale di cocaina ed eroina, gestito da organizzazioni criminali albanesi che spostano ingenti quantitativi di queste droghe tra i Balcani, il Nord Europa e la Puglia.
Un'importante indagine ha svelato come gruppi criminali albanesi rifornissero di cocaina ed eroina le organizzazioni locali a Bari, in particolare il clan Palermiti del quartiere Japigia. Le droghe, provenienti dalla Turchia e dall'America Latina, venivano poi tagliate, confezionate e distribuite nelle province di Bari, Brindisi e Lecce.
L'indagine ha anche scoperto un flusso continuo di denaro contante dalla Puglia all'Albania, per un totale di 4,5 milioni di euro, utilizzato per pagare l'acquisto all'ingrosso della droga.
Questo denaro veniva contrabbandato da autisti di autobus internazionali, portando le autorità albanesi a contestare il reato di riciclaggio.
Le indagini hanno documentato numerosi pagamenti in contanti per la droga avvenuti a Bari, alcuni dei quali superavano il mezzo milione di euro. Inoltre, oltre 500.000 dollari sono stati trasferiti dall'Albania all'Ecuador per l'acquisto di una partita di 500 chili spedita dalla città di Guayaquil.
In Albania, le misure adottate hanno colpito membri di spicco di una potente famiglia egemone a Durazzo, un comandante e un agente di polizia, un avvocato e sei autisti di autobus.
In Italia, le autorità hanno sequestrato nove appartamenti, quattro società, sette conti correnti e tre automobili.
In Albania, i sequestri hanno riguardato diversi immobili, due società di costruzioni, quattro ristoranti di lusso, un'agenzia immobiliare e una rete televisiva.
L'intera operazione è stata coordinata da Eurojust e dalla Direzione Nazionale Antimafia (DNA). I mandati dei GIP di Bari, Francesco Vittorio Rinaldi, e dei PM albanesi sono stati richiesti dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Bari e dalla Procura Anticorruzione di Tirana (Spak). Le operazioni sono state eseguite dalla DIA di Bari e dalle autorità albanesi, con l'ausilio di Interpol.
A differenza di molti altri articoli che già circolano online, in questa sede, pur conoscendo i nomi degli indagati, ho scelto di non pubblicarli.
La speranza, con una dose notevole di ottimismo, è che almeno nel caso di questo concittadino, si sia trattato di un errore, di un malinteso. Purtroppo, al momento, la situazione è questa, e non resta che attendere l'evolversi degli eventi.
Questa vicenda mi spinge a un'ulteriore, amara riflessione, rivolta ai tanti ragazzini che oggi si avvicinano al mondo del microspaccio.
Magari lo fanno per pochi "soldi facili" o semplicemente per procurarsi "gratuitamente" la propria dose di "fumo" o, sempre più spesso, di cocaina, la cui diffusione è ormai dilagante.
Mi è capitato di parlare con alcuni di questi "fessacchiotti" quando ho avuto il sospetto che potessero praticare o volessero avvicinarsi a questa realtà.
Ho notato in loro una sorta di convinzione, quasi una sensazione di immunità. "Senza precedenti e per due pezzettini di fumo, cosa mi possono fare?" o "I carabinieri proprio a me devono stare a pensare?". E ancora: "Guarda quello è già fuori, non gli hanno fatto niente", o "Tanto la legge italiana è lenta, ci metteranno anni per arrivare a me".
Invece, la realtà è ben diversa.
Quando sono pronti a intervenire, smantellano organizzazioni intere, e a quel punto è come una pesca a strascico con le maglie piccole: che tu sia uno squalo, un pesce piccolo o una salpa, ci finisci dentro.
E a quel punto, smetti di essere una persona normale per diventare un malvivente, uno che ha avuto problemi con la droga, una persona che probabilmente non riuscirà mai più ad affrancarsi da quella che non è solo una grande figura di merda, ma anche l'inizio di un nuovo capitolo, il più delle volte negativo.
Commenti