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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

L'Italia tra diritti negati, censure e un governo nel mirino.




Tra censure, derive autoritarie e un linguaggio politico sessista, il governo di destra traccia un futuro incerto per il Paese.


Un'ondata di indignazione e preoccupazione sta attraversando l'Italia, mentre il dibattito pubblico si infiamma su questioni che toccano la libertà di espressione, la gestione del conflitto israelo-palestinese, il rispetto delle istituzioni e la dignità della donna in politica. 

Molteplici episodi recenti hanno acceso i riflettori su un governo accusato da più parti di derive autoritarie e di una gestione opaca delle relazioni internazionali.

La questione palestinese continua a essere un nervo scoperto nel panorama politico italiano. Mentre in alcune città, come Roma, la bandiera palestinese è stata esposta direttamente davanti alla Camera dei Deputati, sfidando di fatto divieti e censure, la percezione è che i media di Stato e le istituzioni cerchino di soffocare ogni forma di solidarietà con la Palestina. 

La denuncia di una "censura" diffusa, che si manifesta nel divieto di esporre bandiere o scritte come "Free Gaza" e "Palestina libera" in manifestazioni o addirittura sui balconi privati, ha generato un forte sdegno. 
Questo atteggiamento è stato definito da molti come una chiara indicazione dell'orientamento del governo, che si allinea sempre più a determinate posizioni internazionali, ignorando il sentire di una parte significativa dell'opinione pubblica. 
L'episodio che ha visto l'europarlamentare Cristina Guarda identificata dai Carabinieri per aver sventolato una bandiera palestinese durante il Giro d'Italia, nel proprio terreno, ha ulteriormente alimentato il dibattito sulla libertà di espressione e sull'eccessiva zelanteria delle forze dell'ordine in contesti di manifestazione pacifica. 
La sua risposta ai militari, "Penso che stiate facendo un po’ di più del vostro dovere", è diventata un simbolo della resistenza civica.

Nonostante i tentativi di censura, la solidarietà con il popolo palestinese continua a manifestarsi in tutta Italia con gesti forti e simbolici.
A Vicenza, un gruppo di cittadini ha formato una "bicicletta umana" con i colori della bandiera palestinese durante il passaggio del Giro, dichiarando "Chi ama il Giro sta con la Palestina" 
L'iniziativa "50.000 sudari per Gaza", con centinaia di sudari stesi sulle spiagge come all'Elba, rappresenta un modo commovente e silenzioso per denunciare il genocidio in atto a Gaza e esprimere vicinanza alle vittime. 

La tragica storia della dottoressa Alaa al-Najjar, pediatra che ha perso nove dei suoi dieci figli in un bombardamento israeliano a Khan Younis mentre curava bambini, ha scosso profondamente l'opinione pubblica, rendendo impossibile "voltarsi dall'altra parte".
Eppure il Governo continua a farlo.

L'ex segretario del PD, Pierluigi Bersani, ha offerto una "lezione magistrale" alla premier Giorgia Meloni riguardo al voto contrario dell'Italia alla revisione europea dei rapporti con Israele. 
Di fronte a 17 Paesi europei che hanno votato a favore di tale revisione, l'Italia ha scelto l'astensione, un atteggiamento che Bersani ha definito una "vergogna inaccettabile". 
La critica è stata chiara: l'Italia si sta allineando alle posizioni di Trump e delle destre mondiali, dimenticando la sua storica tradizione diplomatica basata sul dialogo e sulla reciprocità con tutte le parti in causa. 
"Vuoi farci vergognare di essere italiani? Non la senti l’opinione pubblica? Non vuoi interpretarla?", ha incalzato Bersani, sottolineando il grave danno alla reputazione internazionale del Paese.

Del resto anche Senza parlare esclusivamente di "politica estera", rimaniamo quasi inorriditi anche delle "bravate" dei nostri politici anche all'interno dei nostri confini.

La scena surreale dell'accoglienza del ministro dell'Istruzione Valditara al liceo Isabella d'Este di Tivoli, con striscioni di benvenuto, canti corali e persino un balletto hip-hop, ha suscitato imbarazzo e perplessità. 

L'episodio, descritto come una "parata che sarebbe stata considerata imbarazzante anche ai tempi del fascio", è stato interpretato come la fotografia di un Paese "inginocchiato", dove il rispetto delle istituzioni si confonde con una grottesca adulazione. 

Un altro fronte di polemica è stato aperto dalle parole del ministro degli Esteri Tajani, che in un comizio a Genova, riferendosi alla candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis, ha affermato: "Alla sinistra non basterà rifarsi il trucco con una persona di bell'aspetto". Dichiarazioni come queste, lungi dall'essere "gaffe", sono state definite come espressione di un "pensiero malsano e la concezione sessista che la destra ha della donna e della politica". L'episodio ha riacceso il dibattito sulla necessità di un radicale cambiamento nella classe politica, denunciando una mentalità che fatica a giudicare le donne in politica per le loro capacità e competenze, piuttosto che per il loro aspetto.

Il dibattito sulla qualità della democrazia italiana si è ulteriormente acuito con la durissima risposta di Roberto Saviano all'attacco di Fratelli d'Italia. 
Il partito di governo ha commemorato Giovanni Falcone insinuando che Saviano, vivo e impegnato nel racconto del crimine organizzato, sia un "mentitore", a differenza degli eroi morti. Saviano ha replicato definendo Fratelli d'Italia una "banda" e accusandola di agire con "mentalità mafiosa", cercando il silenzio e mascherando l'omertà. 
L'autore ha denunciato i gravi problemi del partito con il crimine organizzato, citando casi di esponenti condannati o indagati per reati di 'ndrangheta, e ha sottolineato come l'attacco nei suoi confronti non sia altro che un tentativo di delegittimare chi racconta il potere criminale. 
Le parole di Saviano hanno trovato il sostegno di milioni di persone, che hanno espresso solidarietà e hanno ribadito come la difesa della libertà di espressione e della verità sia un baluardo della democrazia.

La presenza e le dichiarazioni di personaggi come Vittorio Feltri nel dibattito pubblico, notoriamente vicino alla destra e ancora direttore di un giornale e ospite di trasmissioni televisive, sollevano interrogativi sulla qualità dell'informazione e sulla responsabilità di chi decide di dargli spazio. 

La sua risposta a Chiambretti sulle donne vittime di violenza, che "possono venire a casa mia, se sono bone", ha suscitato l'ennesima ondata di sdegno. 
L'indignazione per parole così "squallide e inqualificabili" non dovrebbe più bastare. Si chiede, invece, le dimissioni di chi lo invita e lo paga, per porre fine a un dibattito pubblico che ammette un tale livello di disprezzo per le vittime di violenza di genere.

Il quadro che emerge è quello di un'Italia che sembra aver smarrito la bussola, affacciata su una "dittatura a bassa intensità". 

Le accuse di censura, le derive autoritarie, l'indifferenza verso le tragedie umanitarie e una mentalità politica che fatica a scrollarsi di dosso retaggi sessisti e antidemocratici, disegnano un futuro incerto. L'eredità berlusconiana, unita agli eredi del fascismo al governo, viene indicata come la radice di questa deriva. 

Tuttavia, la reazione di una parte consistente della cittadinanza, che si manifesta con atti di resistenza, solidarietà e denuncia, offre uno spiraglio di speranza. 

La consapevolezza che solo il voto possa cambiare radicalmente questa classe politica, "costringendola" a rappresentare veramente il popolo sovrano, è l'ultima ancora di salvezza per un Paese che non vuole arrendersi.


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