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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Gogna di Stato: L'Attacco a Saviano Calpesta l'Eredità di Falcone e Borsellino.

 


Un'ombra inquietante sulla democrazia italiana proprio mentre si celebra il sacrificio di chi ha combattuto la mafia: inaccettabile che il potere politico si comporti da "hater" contro un giornalista.


Assoluta solidarietà a Roberto Saviano, a prescindere da come uno la possa pensare,  ancora una volta oggetto di quella che appare come una sistematica campagna denigratoria, orchestrata da Fratelli d'Italia. 
Un attacco che, nella sua gravità, solleva serie preoccupazioni per lo stato della democrazia e della libertà di stampa nel nostro Paese.

Il modus operandi è tristemente noto e reiterato: le accuse rivolte a Saviano spaziano dall'aver condotto una "bella vita con l'antimafia", allo "speculare sulla criminalità", fino all'infamante e inaccettabile insinuazione di non essere morto "ammazzato" come Falcone e Borsellino, etichettandolo come un "bluff" e un "impostore".

Chi possiede un minimo di memoria storica non può fare a meno di notare l'inquietante parallelismo con le medesime accuse rivolte a Giovanni Falcone quando era ancora in vita, pochi anni, anzi, pochi mesi prima della sua tragica fine. 
Una strategia che mira a delegittimare, a minare la credibilità di chi, con coraggio, si espone in prima linea contro lariminalità organizzata e le sue connivenze.

È comprensibile che su alcune questioni si possano avere riserve, perplessità o anche semplici antipatie personali nei confronti di Saviano. 
È la democrazia, ed è giusto che ognuno possa esprimere il proprio pensiero. 
E siamo ben consapevoli che tali sospetti siano diffusi, anche ai più alti livelli istituzionali. 
La deriva preoccupante è però che, di fronte a un attacco così diretto, il dibattito si riduca a una sorta di "tifoseria da stadio" o a quelle che un tempo erano considerate semplici "chiacchiere da bar".

Il punto fondamentale è che non può e non deve essere il Presidente del Consiglio, un membro del governo o il partito di governo a comportarsi come un qualsiasi "bimbo minkia da tastiera". 
Gli "haters" sono un problema a prescindere, ma quando l'attacco proviene da chi detiene il potere, la situazione assume contorni di gravità inaudita.

Siamo di fronte a un fatto gravissimo. 
Se è il partito della Presidente del Consiglio ad attaccare frontalmente un giornalista, uno scrittore e un libero cittadino, usando tutto il peso e l'influenza del proprio ruolo istituzionale, allora ci troviamo dinanzi a qualcosa di estremamente pericoloso. 
E, purtroppo, tutt'altro che inedito nella storia recente e meno recente del nostro Paese. 
Questo non è un semplice scontro dialettico, ma si configura come un attacco frontale alla libertà di espressione e, in ultima analisi, alla democrazia stessa.

Un tale atteggiamento rappresenta una vera e propria vergogna nazionale, che mina le fondamenta di un confronto civile e democratico e rischia di legittimare una cultura dell'intimidazione nei confronti di chi esercita il proprio diritto di critica e di denuncia.

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© Copyright 2013 Mancio Mario Ruggiero

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