La Crociata di Trump Contro le Università Americane: Stop ai Visti per gli Studenti Stranieri, un Colpo al Futuro degli USA.
Decisione senza precedenti: sospesi i colloqui per i visti studenteschi, si teme il crollo di un milione di iscrizioni e un danno incalcolabile a ricerca e sviluppo.
La battaglia con Harvard si inasprisce.
Quello che si sta consumando negli Stati Uniti è forse – anzi, senza il forse – l’atto politicamente più grave dall’insediamento di Donald Trump ad oggi.
Eppure ce ne sono.....
Con una decisione che evoca tempi di autarchie e dittature novecentesche, il Presidente ha ufficialmente scatenato una nuova crociata contro le università americane, con conseguenze devastanti per l'intero sistema formativo e di ricerca del Paese.
L'ultima mossa, di ieri, è una stretta senza precedenti sugli studenti stranieri. L'amministrazione Trump ha ordinato alle ambasciate e ai consolati all’estero di sospendere la programmazione dei colloqui per i visti degli studenti che intendono iscriversi negli atenei statunitensi.
Questa misura, anticipata da diverse testate internazionali, si inserisce in un contesto più ampio di “guerra” aperta contro quelle istituzioni accademiche, prime fra tutte Harvard, che Trump accusa di fomentare violenza e antisemitismo, e di essere "woke".
Le motivazioni ufficiali di questa mossa sarebbero legate a ragioni di sicurezza, con l'intenzione di estendere i controlli e le verifiche sui profili social degli aspiranti candidati.
Un provvedimento che, seppur apparentemente mirato, ha un impatto molto più vasto.
Si parla di un potenziale taglio di un milione di studenti internazionali ogni anno, un flusso vitale che significa risorse, sviluppo, ricerca e interscambio culturale per gli Stati Uniti.
La decisione non è casuale e si inserisce in una lunga serie di attacchi di Trump contro il mondo universitario, accusato di "indottrinamento" e di allontanarsi dai valori conservatori.
Harvard, in particolare, è finita nel mirino per la sua posizione su alcune proteste studentesche e per le sue politiche di diversità, equità e inclusione.
La ritorsione è stata immediata e dura: oltre alla sospensione dei visti, è stata revocata la certificazione del Programma Studenti e Visitatori di Scambio di Harvard, con la conseguenza che gli studenti stranieri attualmente iscritti dovrebbero trasferirsi o perderebbero il loro status legale.
La reazione di Harvard non si è fatta attendere. L'università ha immediatamente presentato ricorso d'urgenza, definendo la misura "devastante" e "incostituzionale", sostenendo che viola il Primo Emendamento.
Un giudice federale ha temporaneamente bloccato l'applicazione di questa parte del provvedimento, ma la battaglia legale è solo all'inizio.
Le implicazioni di questa politica sono profonde. Oltre al danno economico, dato che gli studenti stranieri contribuiscono significativamente alle entrate degli atenei, c'è il rischio concreto di un'emorragia di "cervelli" e talenti.
Gli Stati Uniti, da sempre meta ambita per la formazione d'eccellenza, potrebbero perdere la loro attrattiva, a vantaggio di università europee e di altri continenti che potrebbero beneficiare di questo spostamento di flussi studenteschi.
Gli "analfascisti americani" che hanno votato Trump, come vengono definiti nel dibattito, esultano in modo belluino per questa "guerra all’establishment" del loro idolo.
Non si rendono conto, però, che a pagare il prezzo più alto di questa sciagura, domani, saranno loro stessi.
Un paese che si isola dal sapere globale e dalla ricerca internazionale è destinato a perdere la sua leadership e a indebolirsi, privandosi di quelle risorse umane che sono il motore del progresso. Va sempre a finire così.
La storia insegna, infatti, che le politiche di chiusura e isolamento, a lungo termine, non fanno che danneggiare la nazione che le adotta.
Ma noi... Di Trump stiamo parlando....
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