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Il direttore d'orchestra Ilan Volkov fermato in Israele dopo aver denunciato il "genocidio" a Gaza.



Arrestato l'artista israeliano che ha usato il termine proibito ed ha contestato l'operato del suo governo.

​Ha osato denunciare apertamente il "genocidio" a Gaza e per questo è stato fermato dalla polizia israeliana. 

Ilan Volkov, uno dei più noti direttori d'orchestra del Paese e guida della BBC Scottish Symphony Orchestra, è stato protagonista di un episodio che sta facendo il giro del mondo, sollevando un acceso dibattito sulla libertà di espressione in Israele.

​Volkov è stato intercettato e scortato via dalle forze dell'ordine durante una manifestazione contro la guerra, tenutasi al confine con la Striscia di Gaza. 

Secondo le testimonianze e i video diffusi, il direttore d'orchestra avrebbe urlato: "Ciò che accade nella Striscia di Gaza è atroce e orrendo. Io amo il mio Paese, ma sono addolorato per le sofferenze inflitte su scala inimmaginabile nei confronti di palestinesi innocenti, uccisi a migliaia, dispersi dalle loro case, privati di scuole e ospedali, ignari di quando potranno avere il prossimo pasto. Dobbiamo fermare il genocidio ora. Fermatelo!”.

​Questo non è stato il primo gesto di protesta di Volkov. 
Già in passato, durante un concerto a Londra, l'artista aveva pubblicamente condannato le azioni militari di Israele a Gaza, una presa di posizione che aveva scatenato polemiche e reazioni contrastanti.

​Il suo fermo, sebbene sembrerebbe essere stato di breve durata, è stato interpretato da molti come un segnale inquietante sullo stato del dibattito interno in Israele, dove la critica al conflitto in corso è spesso oggetto di forte stigmatizzazione. 

Il termine "genocidio", poi, sembra sia letteralmente vietato in Israele.

Lui ha solamente chiamato le cose col proprio nome.

Il gesto di Volkov, un intellettuale e artista di fama internazionale, rappresenta un atto di rottura che pone la coscienza individuale e l'umanità al di sopra della fedeltà nazionale, un tema che sta dividendo l'opinione pubblica in un momento di estrema tensione. 

Le sue parole, definite da alcuni "coraggiose" e da altri "un affronto", riaccendono i riflettori sulle condizioni della popolazione civile a Gaza e sulle diverse voci che, anche dall'interno di Israele, chiedono la fine delle ostilità. 

Insomma in uno Stato genocida e criminale indegno di essere chiamata democrazia, accade anche questo.

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