La Sferzata di Lula all'ONU: "A Gaza è Genocidio". Il Brasile Interviene Contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia all'Aja.

 

Il Presidente Brasiliano Annuncia l'Adesione alla Causa Sudafricana per Genocidio alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) e Propone un Nuovo Organismo Ispirato all'Anti-Apartheid.

Il Presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha tenuto quello che è stato definito il discorso più veemente e diretto all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, affrontando con inusuale durezza il conflitto a Gaza e l'occupazione israeliana. 

Il fulcro del suo intervento è stata l'accusa diretta di "genocidio" e l'annuncio ufficiale che il Brasile si unirà al Sudafrica come parte della causa contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) dell'Aja.

Lula ha esordito puntando il dito contro lo smantellamento sistematico dei pilastri su cui si fonderebbe lo Stato palestinese – territorio, popolazione e governo – e ha citato senza mezzi termini la Commissione d'Inchiesta sui Territori Occupati: "Non esiste parola più appropriata per descrivere ciò che sta accadendo a Gaza se non genocidio."

L'adesione formale del Brasile, una potenza emergente del Sud globale, alla causa dell'ICJ rappresenta un significativo sviluppo geopolitico, aggiungendosi a una crescente coalizione di nazioni che chiedono la responsabilità legale di Israele.

Il leader brasiliano ha chiarito che, pur condannando fermamente gli "atti terroristici commessi da Hamas", il diritto alla difesa di Israele "non autorizza l’uccisione indiscriminata di civili". 

Ha messo in luce le proporzioni catastrofiche del conflitto:

• Oltre cinquantamila bambini uccisi o mutilati.

• La distruzione del 90% delle case palestinesi.

• L'uso della fame come "arma di guerra", con mezzo milione di palestinesi che non hanno cibo sufficiente, un numero superiore all'intera popolazione di metropoli come Miami o Tel Aviv.

Lula ha definito l'attuale situazione a Gaza non solo come lo "sterminio del popolo palestinese, ma il tentativo di annientarne il sogno di una nazione".

In un ulteriore passo diplomatico, il Presidente ha proposto la creazione di un nuovo organismo delle Nazioni Unite, ispirato al Comitato Speciale contro l’Apartheid, che ebbe un ruolo cruciale nella fine del regime di segregazione razziale in Sudafrica. 

L'obiettivo sarebbe quello di sostenere l'autodeterminazione palestinese e restituire forza al multilateralismo.

Nel suo discorso, Lula ha espresso gratitudine a Paesi come la Francia e il Portogallo, che hanno recentemente riconosciuto lo Stato di Palestina. 

Il leader brasiliano ha ricordato con orgoglio di aver compiuto lo stesso passo 15 anni fa, in "tempi non sospetti," ribadendo che assicurare la creazione dello Stato Palestinese non è solo un atto di giustizia, ma un patto essenziale per la pace.

L'intervento del Presidente Lula è stato ampiamente accolto come un momento di grande statura politica, un appello diretto alla coscienza globale contro l'impunità. 

L'eco delle sue parole è risuonata particolarmente forte in un'arena internazionale spesso accusata di paralisi e complicità per non aver agito per fermare la crisi, con Lula che ha espresso ammirazione anche per quegli "ebrei che, dentro e fuori Israele, si oppongono a questa punizione collettiva".