Un'ondata di protesta senza precedenti è attesa per lunedì 22 settembre, quando l'Italia si fermerà in nome della solidarietà con Gaza e contro la politica israeliana. L'Unione Sindacale di Base (USB) ha proclamato uno sciopero generale che interesserà settori chiave del Paese, con l'obiettivo di "bloccare tutto" e riaccendere il dibattito sulla questione palestinese. L'iniziativa, denominata "Con la Palestina nel cuore", si preannuncia come un test significativo per la capacità del movimento sindacale di incidere sulle decisioni di politica estera e di mobilitare la società civile.
Il prossimo lunedì si profila come una giornata di forti disagi e intense manifestazioni in tutta Italia. L'USB ha lanciato un appello per uno sciopero che coinvolgerà l'intera giornata lavoratori pubblici e privati, studenti e cittadini, con l'obiettivo dichiarato di esprimere una ferma condanna verso le azioni di Israele e di chiedere un cambio radicale nella politica estera italiana ed europea.
L’escalation militare israeliana nella Striscia ha portato diversi sindacati italiani a indire mobilitazioni in solidarietà alla popolazione palestinese.
Al momento le giornate interessate dagli scioperi sono il 19 settembre (Cgil) e 22 settembre (sindacati di base), ma sarà quest'ultima quella generale che intende "bloccare tutto" il Paese.
Al centro della protesta vi è una chiara manifestazione di solidarietà verso la popolazione di Gaza, attualmente sotto assedio.
L'USB definisce esplicitamente Israele come uno "Stato terrorista" e invoca la rottura di ogni rapporto diplomatico e commerciale con Tel Aviv, proponendo sanzioni ed embargo.
Tra le richieste principali figura anche la cessazione immediata del "massacro" e di ogni forma di complicità da parte dei governi occidentali.
L'iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di denuncia della "corsa al riarmo" globale e supporta attivamente la missione umanitaria della Global Sumud Flotilla, che cerca di portare aiuti e rompere l'embargo via mare su Gaza.
Lo sciopero avrà un impatto potenzialmente paralizzante su molteplici settori vitali del Paese.
Sono previsti blocchi e disagi significativi nei trasporti pubblici (bus, metro, treni), con i ferrovieri chiamati a "un segnale di grande compattezza".
Anche la scuola, la logistica, il commercio, l'energia e la portualità subiranno gli effetti della mobilitazione.
Le piazze di almeno 25 città italiane, tra cui Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova, Bari e Palermo, si riempiranno con manifestazioni che, in molti casi, convergeranno verso le grandi stazioni ferroviarie, i porti e le prefetture.
USB rivolge un invito perentorio a coloro che finora sono rimasti "silenziosi", chiedendo loro di "far vedere che dicono e fanno qualcosa", sottolineando la necessità di una partecipazione corale e decisa.
La mobilitazione del 22 settembre non è un evento isolato.
Già venerdì 19 settembre, la CGIL ha indetto una propria giornata di mobilitazione, con ore di sciopero per alcune categorie (metalmeccanici, terziario) e manifestazioni territoriali, condividendo la richiesta al governo di sospendere ogni accordo commerciale con Israele e di porre fine all'escalation militare.
Tuttavia, l'USB si distingue per la sua scelta più radicale: propone uno sciopero totale, inteso a bloccare i servizi (pur rispettando le restrizioni di legge per i servizi essenziali) e a coinvolgere la società civile in una protesta che aspiri a "rompere gli argini" della normalità.
Questo evidenzia una divergenza strategica all'interno del panorama sindacale italiano, con l'USB che cerca di spingere più in là i confini del dissenso.
Le istituzioni hanno già preannunciato possibili disagi, specialmente nel settore dei trasporti.
Le autorità di garanzia hanno ribadito l'esistenza di limiti per i servizi essenziali come scuola, sanità e trasporti pubblici, ma l'USB sostiene la piena regolarità dello sciopero, al netto delle eccezioni previste dalla normativa vigente.
La posta in gioco è alta.
Questa mobilitazione non solo testerà la capacità del movimento sindacale di influenzare la politica estera italiana, ma solleverà interrogativi sul ruolo del sindacato come attore politico, sulla legittimità dello sciopero come strumento di dissenso su questioni geopolitiche, e sulla possibilità che una protesta sociale possa effettivamente alterare equilibri consolidati.
I giorni a venire saranno cruciali per capire l'effettiva portata di questa iniziativa e le sue conseguenze sul dibattito pubblico e politico italiano.
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