In una nota dell'associazione guidata da Vittorio Farella, tutta una serie di perplessità.
Un incendio divampato lo scorso 24 agosto nella discarica di Martucci ha sollevato dubbi e preoccupazioni tra i membri dell'associazione "Chiudiamo la discarica Martucci", che mettono in discussione la versione ufficiale, la quale ha derubricato l'evento a un semplice "incidente di percorso".
L'associazione non intende creare allarmismi ingiustificati, ma esprime forti dubbi sulla gestione dell'incendio che ha colpito una discarica di rifiuti.
La preoccupazione principale è che i danni causati possano essere ben più gravi di quanto comunicato, con potenziali conseguenze a lungo termine sulla salute della popolazione.
Si lamenta in particolare la mancanza di trasparenza e la scarsità di informazioni dettagliate ritenendo che la situazione non sia stata affrontata con la dovuta serietà per salvaguardare la salute pubblica.
Non sono state fornite spiegazioni adeguate sulle possibili conseguenze dell'incendio.
Questa mancata comunicazione ha generato incertezza e il timore che i rischi per la salute non siano stati gestiti correttamente. L'associazione sottolinea la necessità di approfondire la questione e di ottenere risposte chiare per prevenire futuri problemi che potrebbero non essere evidenti nell'immediato.
Le analisi dei rapporti ufficiali — redatti da Arpa Puglia, Vigili del Fuoco e dalla società di gestione Progeto Gestione Bacino Ba5 — sembrano confermare i timori dell'associazione, come espresso dal presidente Dott. Vitorio Farella in una nota diffusa nei giorni scorsi.
Vediamo il perché suddividendo tutto in punti separati:👇🏼
👉🏼 La versione dei gestori: un racconto stringato
Secondo la Progeto Gestione Bacino Ba5, l'incendio è iniziato alle 9 del mattino in un capannone adibito a "maturazione secondaria", dove erano stoccate circa 600 tonnellate di rifiuti (codice EER 19.05.01).
Dopo un iniziale tentativo di spegnimento autonomo, l'incendio si è intensificato, rendendo necessario l'intervento dei Vigili del Fuoco.
Le operazioni di spegnimento e gestione dell'evento si sono protratte per circa cinque ore.
Il rapporto, definito "stringato" dall'associazione, non menziona le cause dell'incendio né fa riferimento alla distanza dall'impianto di estrazione del biogas, un dettaglio che l'associazione ritiene cruciale e potenzialmente pericoloso.
👉🏼 Arpa Puglia: domande senza risposta
L'Arpa è intervenuta il giorno successivo all'incendio e ha constatato lo spostamento dei rifiuti bruciati nel piazzale esterno.
Ha inoltre prescritto che la società di gestione informasse gli uffici regionali competenti. Tuttavia, ciò che ha destato l'attenzione dell'associazione è stata la domanda posta al responsabile dell'impianto riguardo alla presenza di CSS (Combustibile Solido Secondario) nel capannone.
La planimetria, (l'immagine che apre questo scritto) infatti, prevedeva lo stoccaggio di CSS in un'area non separata da muri fissi.
Il responsabile ha dichiarato che lo stoccaggio di CSS era ridotto e che non c'erano balle di CSS nel capannone al momento dell'incendio.
Tuttavia, l'Arpa ha rilevato la presenza di balle di CSS in un'altra area dell'impianto.
Se il CSS si fosse incendiato, dato il suo alto potenziale infiammabile, l'associazione teme che il disastro ambientale sarebbe stato inevitabile, soprattutto a causa della vicinanza all'impianto di biogas.
Questa dichiarazione, non verificata da altre fonti, solleva ulteriori perplessità.
👉🏼 I Vigili del Fuoco: "misure temporanee e non sufficienti"
Anche il rapporto dei Vigili del Fuoco, definito "succinto", contiene due punti salienti.
Il primo riguarda l'osservazione di una "colonna di fumo visibile dalla zona" durante l'intervento. Il secondo, e più allarmante, è la nota che considera le misure di sicurezza messe in atto "temporanee e non sufficienti a scongiurare ulteriori evoluzioni peggiorative".
I Vigili del Fuoco hanno quindi invitato le autorità competenti (sindaco, Ufficio Tecnico, Polizia Urbana e Arpa) a svolgere le necessarie verifiche.
👉🏼 Le preoccupazioni dell'Associazione
L'associazione "Chiudiamo la discarica Martucci" ritiene che la questione sia stata sottovalutata. Le lacune nelle relazioni ufficiali sono evidenti: nessuna menzione della causa dell'incendio, della distanza dall'impianto di estrazione del biogas o della natura del fumo sprigionato per circa cinque ore.
Queste omissioni, secondo l'associazione, indicano problemi più profondi, come l'obsolescenza dell'intero impianto, che potrebbe non essere più manutenuto a dovere in vista della sua dismissione prevista per maggio 2027.
La mancanza di trasparenza e la gestione superficiale di un evento potenzialmente rischioso alimentano i timori dei cittadini e delle associazioni ambientaliste, che continuano a chiedere chiarezza e interventi immediati per garantire la sicurezza del territorio e della popolazione.
Insomma, l'annosa questione Martucci si aggiorna attraverso un altro capitolo di un racconto che non avremmo mai voluto fare e che vogliamo tutti terminare al più presto e nel migliore dei modi, sperando che nel percorso non si continuino a fare più danni di quelli già fatti.
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