La Bozza di Pace Trump-Netanyahu per Gaza: Tra Speranza e Sospetti. Hamas: "Piano Pro-Israele, Non Accetteremo Meno dell'Autodeterminazione"
L'accordo tra il Presidente USA e il Premier israeliano per un cessate il fuoco e la governance di Gaza suscita reazioni contrastanti a livello internazionale, mentre le critiche puntano sulla composizione dell'organismo transitorio e sul futuro dello Stato Palestinese.
Un "punto di svolta storico" o una mossa politica che pende pericolosamente verso gli interessi israeliani?
Questo è il dilemma che circonda il piano di pace per Gaza, annunciato dal Presidente Donald Trump in una conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca con il Premier israeliano Benjamin Netanyahu.
L'iniziativa, definita da Netanyahu come in linea con gli obiettivi di guerra israeliani, prevede l'immediato rilascio degli ostaggi in cambio di prigionieri palestinesi (250 ergastolani e 1700 cittadini di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre), la fine delle ostilità, e lo smantellamento delle capacità militari e di governo di Hamas.
Un Nuovo "Board of Peace" a guida Trump-Blair
Il fulcro più controverso del piano è la formazione di un "nuovo organismo transitorio internazionale, il 'Board of Peace'," che avrà il compito di guidare la Striscia.
Questo organismo sarà presieduto e guidato da Donald J. Trump stesso, affiancato da altri membri e capi di Stato, tra cui l'ex Primo Ministro britannico Tony Blair.
A Gaza è prevista un’"amministrazione civile pacifica" che non sarà gestita né da Hamas né dall’Autorità Nazionale Palestinese (ANP).
Israele, secondo l’accordo, manterrà la "responsabilità della sicurezza" di Gaza, incluso un "perimetro di sicurezza", per il prossimo futuro, mentre le sue forze si ritireranno gradualmente.
L'obiettivo dichiarato è trasformare la Striscia in una "zona deradicalizzata e liberata dal terrorismo".
Le Reazioni: Approvazione di Netanyahu e Sospetto di Hamas
Il piano ha ricevuto l'immediato e convinto sostegno di Netanyahu, che ha lodato l'impegno di Trump, e del Forum delle famiglie degli ostaggi, che lo ha definito un "accordo storico" per riportare a casa i loro cari.
Anche l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha espresso un inatteso benvenuto agli "sforzi sinceri e determinati" di Trump, auspicando un percorso verso l'autodeterminazione.
Stato Palestinese e Pressioni sull'ANP
Nonostante l'apertura all'ANP, il Premier israeliano Netanyahu ha confermato la sua "netta opposizione a uno Stato palestinese", un punto che Trump ha riconosciuto nella conferenza stampa.
Netanyahu ha precisato che l'ANP non avrà "alcun ruolo" a Gaza senza un "cambiamento radicale" che includa il riconoscimento dello Stato ebraico.
Tuttavia, il piano di Trump offre un barlume di speranza per l'ANP, prevedendo che, con lo sviluppo di Gaza e l'attuazione fedele di un "programma di riforma" dell'ANP, "potrebbero finalmente crearsi le condizioni per un percorso credibile verso l'autodeterminazione e lo Stato palestinese."
Minacce, Scuse e Flotilla
Trump ha inoltre lanciato un ultimatum ad Hamas: se il gruppo rifiuterà il piano, Israele avrà il "pieno appoggio degli Stati Uniti per completare il lavoro di annientamento della minaccia".
Netanyahu ha rincarato la dose, affermando che se Hamas respingerà o tenterà di contrastare il piano, "Israele finirà il lavoro da solo".
Intanto, nel contesto diplomatico, è da segnalare la telefonata di scuse di Netanyahu al Premier del Qatar Mohammed Bin Abdulrahman al-Thani per il raid del 9 settembre a Doha che aveva preso di mira la leadership di Hamas.
L'UE e il Riconoscimento della Palestina
Il dibattito si estende anche all'Europa, dove la Commissione UE ha avanzato proposte per fare pressioni su Israele, inclusa la sospensione degli accordi commerciali di favore con l'UE. Questa misura, tuttavia, richiederebbe la maggioranza qualificata dei Paesi membri, con l'opposizione di Roma e Berlino che renderebbe facile il blocco.
Nel frattempo, il Presidente Trump ha bacchettato i Paesi, anche europei, "che hanno stupidamente riconosciuto la Palestina," sottolineando la complessità e la polarizzazione della situazione internazionale.
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