Elio Germano Incanta e Infuoca i David di Donatello: Premio, Politica e un Appello alla Dignità Umana. Quasi come fosse veramente Berlinguer...
![]() |
Foto Luca Dammicco - Accademia del Cinema Italiano |
Miglior Attore Protagonista per la sua intensa interpretazione di Enrico Berlinguer ne “La grande ambizione”
Ma la vittoria di Germano non si è limitata al riconoscimento artistico; il suo discorso di accettazione si è trasformato in un vibrante manifesto politico di stringente attualità, infiammando la platea e suscitando un’onda di consensi ben oltre il mondo del cinema.
Ritirando la prestigiosa statuetta, Germano non si è lasciato andare ai convenzionali ringraziamenti.
Con la sua consueta lucidità e passione civile, ha voluto dedicare il premio a chi lotta e continuerà a lottare per quella parità di dignità sancita dalla Costituzione italiana.
Le sue parole hanno risuonato con forza: “La nostra democrazia viene anche dalle battaglie del movimento operaio, studentesco e femminista.
Voglio allora dedicare questo premio a tutte le persone che lottano, che lotteranno ancora e che continueranno a lottare per il raggiungimento di quella parità di dignità che è scritta nella nostra Costituzione.
Tutte le persone devono essere degne allo stesso modo:
una persona povera di una persona ricca, una donna di un uomo, un italiano di uno straniero, un nero di un bianco.
E, permettetemi di dire, un palestinese di un israeliano”.
Queste parole, cariche di umanità e di un profondo senso di giustizia sociale, hanno immediatamente acceso i riflettori sulla posizione di Germano, confermando non solo il suo talento attoriale, ma anche il suo ruolo di intellettuale impegnato, una figura sempre più rara nel panorama contemporaneo.
Ma l’intervento di Germano, possiamo dire che partiva già dalla presentazione dell'evento.
Queste parole, cariche di umanità e di un profondo senso di giustizia sociale, hanno immediatamente acceso i riflettori sulla posizione di Germano, confermando non solo il suo talento attoriale, ma anche il suo ruolo di intellettuale impegnato, una figura sempre più rara nel panorama contemporaneo.
Ma l’intervento di Germano, possiamo dire che partiva già dalla presentazione dell'evento.
Con la schiettezza che lo contraddistingue, l’attore ha rivolto una critica diretta e argomentata al Ministro della Cultura Giuli e all’operato del governo. “Meno male che c’è il presidente Mattarella, perché io ho fatto fatica invece ad ascoltare il rappresentante della cultura del nostro paese, il ministro”, ha esordito Germano, manifestando un chiaro disagio nei confronti delle politiche culturali attuali.
L’attore ha poi espresso la necessità di un confronto costruttivo tra il Ministero e i rappresentanti del mondo del cinema, un settore che Germano vede in profonda crisi, attribuendone una “grossa responsabilità” all’attuale gestione ministeriale.
L’attore ha poi espresso la necessità di un confronto costruttivo tra il Ministero e i rappresentanti del mondo del cinema, un settore che Germano vede in profonda crisi, attribuendone una “grossa responsabilità” all’attuale gestione ministeriale.
“Sentirci dire che le cose vanno bene, in questo modo tra l’altro bizzarro, è dal mio punto di vista fastidioso”, ha aggiunto, smontando con una sola frase l’ottimismo ostentato dal Ministro.
Il suo affondo è proseguito con un’accusa precisa e incisiva: “Invece di pensare a piazzare i loro uomini come fanno i clan nei posti chiave, si preoccupassero davvero di fare gli interessi della nostra comunità mettendo le persone competenti nei posti giusti e incontrando i rappresentanti di categoria per risolvere insieme i problemi non in maniera ideologica o di parte, o come se fosse una continua campagna elettorale, e cercare di fare qualcosa per il nostro Paese, visto che non sono solo le armi che aumentano il Pil…”.
Le parole di Elio Germano sono state accolte da un’ovazione scrosciante, un segno tangibile del sentire comune di molti operatori del settore e di una parte significativa dell’opinione pubblica, che riconosce nell’attore una voce autentica e coraggiosa.
Il suo affondo è proseguito con un’accusa precisa e incisiva: “Invece di pensare a piazzare i loro uomini come fanno i clan nei posti chiave, si preoccupassero davvero di fare gli interessi della nostra comunità mettendo le persone competenti nei posti giusti e incontrando i rappresentanti di categoria per risolvere insieme i problemi non in maniera ideologica o di parte, o come se fosse una continua campagna elettorale, e cercare di fare qualcosa per il nostro Paese, visto che non sono solo le armi che aumentano il Pil…”.
Le parole di Elio Germano sono state accolte da un’ovazione scrosciante, un segno tangibile del sentire comune di molti operatori del settore e di una parte significativa dell’opinione pubblica, che riconosce nell’attore una voce autentica e coraggiosa.
Il suo intervento ha fatto eco a quello, altrettanto misurato ma incisivo, di Geppi Cucciari qualche giorno prima, confermando un clima di crescente insoddisfazione e la necessità di un dibattito serio e approfondito sullo stato della cultura in Italia.
Elio Germano, con la sua doppietta di talento e impegno civile, si conferma non solo un gigante del cinema italiano, ma anche una coscienza critica preziosa in un’epoca che troppo spesso sembra smarrire la bussola dei valori fondamentali.
Elio Germano, con la sua doppietta di talento e impegno civile, si conferma non solo un gigante del cinema italiano, ma anche una coscienza critica preziosa in un’epoca che troppo spesso sembra smarrire la bussola dei valori fondamentali.
Il suo discorso ai David di Donatello è destinato a rimanere un momento significativo, un monito potente e necessario per il presente e per il futuro.
Commenti