Gaza, la confessione di Netanyahu gela il mondo: "Stiamo distruggendo le loro case, non hanno dove andare". È pulizia etnica.
Indignazione e dolore, frustrazione di fronte a ciò che si percepisce come un’ingiustizia e un silenzio assordante.
A pronunciarla non è un attivista di parte, non un osservatore esterno, ma il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu in persona, parlando alla Commissione Affari esteri e difesa della Knesset.
Con parole che lasciano sgomenti,
Netanyahu ha ammesso, di fatto, la distruzione sistematica delle abitazioni a Gaza, privando i palestinesi di ogni rifugio.
Una confessione che, agli occhi di molti, suona come un’ammissione di pulizia etnica.
Le sensazioni che provo riflettono un sentimento di orrore non solo per le azioni in sé, ma per quello che posso definire come il "silenzio dei pavidi".
Un silenzio che, come la storia insegna, ha spesso fatto da sfondo alle più terribili atrocità.
Potrei citare Dante che si Pavidi ha riservato l'inferno o fare riferimento ad un discorso di Sandro Pertini che nel 1983 ricordava come fosse giusto che i palestinesi avessero la loro Patria.
Concetti che bisogna fare risuonare con forza, richiamando la responsabilità morale di prendere posizione di fronte all’inumanità.
E del panorama politico e mediatico italiano, ne vogliamo parlare?
Ad eccezione forse del Presidente Mattarella, le massime istituzioni dello Stato e gran parte della politica e dell’informazione mainstream sembrano silenti, complici o addirittura compiacenti di fronte a questa tragedia.
Un’accusa grave?
Certo, sperando che dipinga un quadro inquietante del nostro paese di fronte a un dramma umanitario di proporzioni immense e possa fare scattare qualcosa che faccia invertire la tendenza.
Le mie parole vogliono un grido di allarme, un invito a rompere il silenzio, a non voltare lo sguardo.
L’indifferenza non è neutrale, ma si fa complice. Minimizzare, normalizzare, significa avallare l’inaccettabile.
Ci sono crescenti denunce di organizzazioni umanitarie e internazionali riguardo alla situazione a Gaza.
I bombardamenti continui hanno causato una distruzione massiva di infrastrutture civili, tra cui abitazioni, scuole, ospedali e campi profughi.
Milioni di persone sono state sfollate, spesso più volte, alla ricerca di un riparo che si fa sempre più precario.
L’accesso agli aiuti umanitari rimane estremamente difficile e la popolazione civile versa in condizioni disperate, con carenza di cibo, acqua potabile e cure mediche.
Le accuse di crimini di guerra e di violazioni del diritto internazionale si moltiplicano, alimentando un dibattito sempre più acceso sulla necessità di un’inchiesta indipendente e sulla responsabilità dei colpevoli.
La comunità internazionale è divisa tra chi condanna fermamente le azioni di Israele e chi, pur esprimendo preoccupazione per le vittime civili, ribadisce il diritto di Israele a difendersi.
La mia voce si unisce idealmente al coro di coloro che chiedono un immediato cessate il fuoco, la fine della distruzione e il rispetto dei diritti umani fondamentali per la popolazione palestinese.
Un appello accorato a non rimanere indifferenti di fronte a una tragedia che, giorno dopo giorno, si consuma sotto i nostri occhi.
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