Putignano, bandiera palestinese "censurata" per il Giro d'Italia: scoppia la polemica.
Le forze dell'ordine, qualche giorno dopo hanno cercato di minimizzare.
Un episodio che ha scatenato indignazione e acceso il dibattito sulla libertà di espressione si è verificato l'altro giorni a Putignano, in provincia di Bari.
Una cittadina, Sofia Mirizzi, ha denunciato pubblicamente, attraverso un post sul suo profilo Facebook, di aver ricevuto la visita di agenti di polizia nella propria abitazione, con la richiesta di rimuovere la bandiera della Palestina che aveva esposto sul suo terrazzo.
La motivazione addotta dagli agenti, secondo quanto riferito dalla signora Mirizzi, sarebbe legata al passaggio imminente del Giro d'Italia. La presenza della bandiera, visibile dalla strada, pare sia stata considerata "inopportuna" in vista delle riprese televisive dell'evento sportivo a diffusione nazionale.
"Non stavamo disturbando nessuno. Non stavamo violando alcuna legge. Stavamo semplicemente esercitando il nostro diritto di espressione in uno spazio che ci appartiene", ha scritto con amarezza Sofia Mirizzi nel suo post, che in breve tempo ha raccolto numerosi attestati di solidarietà e commenti indignati.
La vicenda solleva interrogativi sul bilanciamento tra ragioni di ordine pubblico e il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, soprattutto all'interno della propria abitazione.
La pretesa di rimuovere un simbolo di solidarietà verso il popolo palestinese in un contesto privato ha generato un'ondata di sdegno online e non solo.
Diverse voci politiche e della società civile hanno espresso il loro sostegno a Sofia Mirizzi, sottolineando come l'esposizione di una bandiera in uno spazio privato non possa essere considerata un atto eversivo o una minaccia alla sicurezza.
Anzi, in molti hanno evidenziato come gesti di questo tipo rappresentino una civile espressione di vicinanza a una popolazione colpita da gravi conflitti.
L'eco della vicenda, paradossalmente, ha amplificato la visibilità della bandiera palestinese, come sottolineato dalla stessa Sofia Mirizzi nel suo post: "Hanno provato a nascondere questa bandiera. Ma, in un effetto boomerang, è finita per arrivare a centinaia di migliaia di persone. E facciamo in modo che arrivi ancora più lontano."
Al momento non sono pervenute dichiarazioni ufficiali da parte delle forze dell'ordine o del Ministero dell'Interno in merito all'accaduto. Tuttavia, la richiesta di chiarimenti si fa sempre più pressante, con molti che invocano una presa di posizione netta su un episodio considerato da più parti come una grave limitazione della libertà di espressione.
In realtà qualche giorno dopo le forze dell'ordine hanno lasciato intendere che non vi è stata nessuna forzatura clamorosa, ma i dubbi permangono.
La solidarietà nei confronti di Sofia Mirizzi e della sua famiglia continua a crescere, alimentando un dibattito che va oltre il singolo episodio e che tocca temi fondamentali come i diritti civili e la possibilità di esprimere liberamente le proprie opinioni, anche attraverso simboli, nel proprio spazio privato.
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