Nordio, le parole sul "Codice Genetico" e la parità: un Guardasigilli che scarica la colpa sulla "Natura"! Altro che violenza nei confronti delle donne.
Il "Codice Genetico" e la Deriva Istituzionale sulla Violenza di Genere
Non parliamo di dichiarazioni estrapolate da un manuale ottocentesco o da un dibattito dei primi del '900.
Parliamo delle parole, proferite nel 2025, dal Ministro della Giustizia della Repubblica Italiana, Carlo Nordio.
Intervenendo a Roma a una Conferenza internazionale contro il femminicidio, il Guardasigilli ha espresso un concetto di una gravità sconcertante, che riassume e quasi legittima l'orrore della violenza maschile sulle donne: "Il codice genetico dell'uomo non accetta la parità," sebbene l'uomo "accetti e debba accettare questa assoluta parità formale e sostanziale nei confronti della donna, nel suo subconscio il suo codice genetico trova sempre una certa resistenza".
A quanto pare, per un Ministro della Repubblica, la violenza di genere non è primariamente una piaga culturale, una manifestazione di potere e sopraffazione che si combatte con la legge, l'educazione e la certezza della pena.
No. È la Natura che ha creato il "maschio" così, con una "sedimentazione millenaria di superiorità" difficile da rimuovere, rendendolo, di fatto, meno responsabile delle sue azioni violente. Un'affermazione che suona come la più oscena e deresponsabilizzante giustificazione mai sentita provenire da un'autorità pubblica.
Un Voto di Censura alla Cultura Istituzionale
Le reazioni immediate hanno giustamente definito le parole del Ministro come "inaccettabili", "irricevibili" e una "giustificazione scientifica per inaccettabili pregiudizi".
È profondamente agghiacciante che una carica così delicata, colui che è il garante della Giustizia e della certezza della pena per chi stupra, abusa e uccide le donne, invochi la biologia e la genetica per spiegare la violenza.
Non stiamo parlando di "maschietti" e "femminucce," ma di Donne e di Uomini la cui violenza è un atto criminale che affonda le radici in una cultura patriarcale di possesso e dominio, non nel DNA.
Questo non è solo un passo indietro di cent'anni in termini di consapevolezza sociale, è un tradimento del ruolo istituzionale.
Il Ministro Nordio, già al centro di polemiche per precedenti dichiarazioni (come il suggerimento alle donne vittime di violenza di "trovare un rifugio" in chiese o farmacie quando il braccialetto elettronico allerta, scaricando sulla vittima l'onere della fuga), dimostra ancora una volta una preoccupante inadeguatezza nel comprendere e affrontare il fenomeno con la necessaria serietà.
Il vero dramma e la vera vergogna, tuttavia, non riguardano solo il Ministro, ma investono i milioni di italiani che hanno reso possibile che questo individuo occupi un incarico tanto cruciale.
La sua posizione non è solo una macchia sul Governo attuale, ma un segnale pericoloso di una cultura istituzionale che minimizza la violenza e la sposta da una responsabilità morale, sociale e penale a una fatale ineluttabilità biologica.
Se lo Stato, attraverso il suo massimo rappresentante della Giustizia, attribuisce la violenza a un ineluttabile "codice genetico", come può pretendere di educare al rispetto, garantire protezione e assicurare che ogni aggressore risponda interamente e senza sconti del suo crimine?
Le parole hanno esaurito il loro compito; ora spetta alla politica e alla società civile esprimere un chiaro giudizio su questa pericolosa deriva.
E voi cosa ne pensate?


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