Escalation a Gaza: La "Tregua" Crolla tra Bombardamenti e Blocchi degli Aiuti?
Nuova ondata di violenza mentre il "cessate il fuoco" viene sistematicamente violato; accuse di complicità internazionale.
Il dramma a Gaza si intensifica con una gravissima escalation militare.
Nonostante un presunto "cessate il fuoco", le forze israeliane hanno ripreso a bombardare Gaza City, causando la morte di almeno otto civili palestinesi dall'inizio della tregua, secondo fonti locali palestinesi, sebbene i numeri siano in costante aggiornamento e difficili da verificare in modo indipendente sul campo.
Israele giustifica le sue azioni con la solita motivazione di rispondere a "presunti e mai confermati attacchi di Hamas", un casus belli che, secondo molti osservatori internazionali, viene utilizzato per mascherare operazioni più ampie.
Non posso che esprimere una forte indignazione per l'attuale situazione e voglio puntare ancora una volta il dito contro l'impunità totale di cui gode Israele a livello internazionale.
L'accusa principale è rivolta al governo israeliano, definito ormai da tutti i normodotati "criminale", che continua ad agire indisturbato.
L'altra critica feroce deve essere mossa verso la complicità della comunità internazionale, gli "altri stati" che, restando "succubi" e in silenzio, permetterebbero a figure come il Primo Ministro Netanyahu di continuare le operazioni.
Più che manifestare un profondo disgusto per la "faccia da culo di tutto il mondo complice", inclusi espliciti riferimenti al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump che altro si può fare per invertire la tendenza anche dell'opinione pubblica globale?
La Pressione Interna e il Fallimento del "Piano di Pace"
La tensione politica interna a Israele è evidente. Il ministro della sicurezza nazionale, l'esponente di estrema destra Itamar Ben Gvir, ha infatti chiesto ufficialmente a Netanyahu di "riprendere la guerra a Gaza" – come se fosse mai stata interrotta – "fino alla distruzione di Hamas".
Queste dichiarazioni rafforzano la percezione che l'obiettivo militare prevalga sulla ricerca di una soluzione diplomatica duratura.
In questo contesto, è chiaro che ancora una volta deve essere messo in discussione anche il presunto "piano di pace" promosso dall'amministrazione Trump.
Il piano, che prevedeva la restituzione degli ostaggi e l'attenuazione delle critiche internazionali, è un "castello di carte" che sta crollando.
È nient'altro che "una trappola" per placare l'opinione pubblica e ottenere il rilascio degli ostaggi, con il vero intento di "riprendere e completare il genocidio a Gaza".
Un'accusa che possiamo anche considerare pesante, ma che è la dimostrazione della fallacia di un approccio non equo.
L'ironia amara possiamo riservarla al fatto che un tale promotore di un piano di fatto fallimentare fosse stato in corsa per il Premio Nobel per la Pace.
Ma ormai al pagliaccio gangster siamo anche abituati.
Il sentimento conclusivo è di profonda condanna: "Chi tace, chi avalla, chi nega è complice di questo orrore."
Mentre le operazioni si intensificano, la Corte Penale Internazionale (CPI) continua le sue indagini su presunti crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi da entrambe le parti, anche se le difficoltà di accesso a Gaza e la reticenza di alcuni stati ne complicano il lavoro.
Gli Stati Uniti, pur manifestando a volte preoccupazione per la crisi umanitaria, continuano a fornire un sostegno diplomatico e militare cruciale a Israele, spesso ponendo il veto alle risoluzioni ONU che chiedono un cessate il fuoco immediato e duraturo, il che rafforza l'accusa di complicità internazionale.
Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU appare profondamente diviso e paralizzato, incapace di imporre il rispetto del diritto internazionale umanitario.
Questa inerzia alimenta la convinzione diffusa che le leggi internazionali non vengano applicate quando si tratta di azioni israeliane, creando un senso di ingiustizia e impunità.
E poi su TeleMeloni o sui Mass media internazionali e compiacenti leggiamo di favole che non stanno né in cielo e né in terra, ma solo nella mente bacata dei complici di questi criminali.


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