La "Repressione Annunciata" di Salvini: Il Genocidio e il Silenzio sui 49 Milioni.
Sceglie il 7 Ottobre come data, uno come lui che vuole fare il furbo.... Dove siamo arrivati....
L'intervista rilasciata al Corriere della Sera il 7 ottobre (data non casuale per la sua carica simbolica), dal Vice Presidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, ha sollevato un'ondata di indignazione e forti critiche, venendo definita da molti una "vergognosa e istituzionalmente grave" mossa politica.
Le dichiarazioni di Salvini sono state lette come un vero e proprio annuncio di repressione nei confronti di ogni critica, protesta e manifestazione di dissenso in Italia.
L'Offensiva Contro il Dissenso: L'Onda Rossa e le "Leggi Più Severe"
Il Ministro ha espresso la sua "indignazione per i troppi episodi di intolleranza contro gli ebrei, contro studenti, professori, turisti", paventando un ritorno agli "anni più bui del Novecento" e promettendo di "fermare questa onda rossa di odio, anche con leggi più severe".
La critica sollevata è che questa narrazione distorca la realtà: l'unica cosa che richiamerebbe gli "anni bui del Novecento" sarebbe, a detta degli oppositori, il genocidio in corso in un contesto internazionale e il tentativo, da parte di Salvini, di negare l'evidenza o di distogliere l'attenzione da essa.
La condanna si concentra sul fatto che il Ministro confonderebbe l'intolleranza con la legittima protesta contro le atrocità.
Paternalismo e Minacce ai Giovani: Il "Reato Penale" e i "Cattivi Maestri"
Questa dichiarazione è stata subito etichettata come un'uscita superficiale e legalmente imprecisa (un reato è, per definizione, sempre penale).
L'accusa al Ministro è di concentrare la sua retorica repressiva su manifestazioni di dissenso (come il blocco di infrastrutture), ignorando un episodio di violenza fascista avvenuto a Roma che, a quanto pare, non ha meritato la stessa attenzione o condanna pubblica.
Inoltre, il riferimento ai "cattivi maestri" è stato respinto come un tentativo anacronistico di delegittimare l'impegno civile e la partecipazione politica delle nuove generazioni.
Il dibattito non ha mancato di rievocare lo scandalo dei 49 milioni di euro sottratti dalla Lega allo Stato italiano, un "reato penale" ben più oneroso e grave di cui il partito deve ancora rispondere integralmente ai cittadini.
Sciopero a Rischio? La Revisione dei Diritti Costituzionali
L'intervista ha toccato anche un altro nervo scoperto: il diritto di sciopero.
Assenza del Tema Istituzionale e l'Ombra del Genocidio
L'analisi critica si conclude notando l'assenza totale del tema per cui Salvini è direttamente pagato – i trasporti – in un'intervista di cento righe, evidenziando una presunta distanza tra il ruolo istituzionale e le priorità politiche del Ministro.
Il cuore della polemica resta tuttavia la gestione del dibattito sul conflitto israelo-palestinese.
"Quello che è successo il 7 ottobre 2023 è un crimine atroce che va condannato in ogni modo... Ma chi usa il 7 ottobre... come clava da usare contro i palestinesi, contro i milioni di italiani scesi in piazza per Gaza, mi fa orrore."
Quindi è ovvio il profondo cordoglio per le vittime del 7 ottobre (1175 civili, tra donne, uomini e bambini), ma traccia una linea netta di distinzione tra la condanna dell'attacco e l'uso politico e strumentale della tragedia per giustificare, o minimizzare, il genocidio iniziato il giorno dopo, le cui vittime hanno ampiamente superato ogni crimine precedente.
L'Esempio di Livorno: "Che Bella la Livorno che Resiste!"
Le critiche espresse nell'articolo trovano un'eco palpabile nelle manifestazioni di dissenso popolare.
Domenica e lunedì, le città toscane sono state teatro di accese contestazioni, dimostrando un'Italia "infinitamente migliore, più dignitosa, coraggiosa e umana di chi (indegnamente) la governa", secondo i manifestanti.
In particolare, Livorno ha offerto un esempio di resistenza civile.
Salvini, recatosi a Palazzo Pancaldi per una iniziativa elettorale della Lega, è stato accolto da circa duecento contestatori con magliette "antifa" e bandiere della Palestina.
Il Ministro è stato bersagliato da cori come "fascista" e l'ironico "Scemo! Scemo!", culminati nell'intonazione di "Siamo tutti antifascisti" e "Bella ciao".
Questo episodio, unito a una precedente contestazione rivolta al Generale Roberto Vannacci, è stato celebrato come un segno di una città che "resiste" e come auspicio che "tutte le città diventino così" di fronte a una politica accusata di "cavalcare una tragedia, per di più dalla parte sbagliata," sintomo di un'estrema pochezza.
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