Il Fragile "Cessate il Fuoco" di Gaza: Sotto la Superficie delle Celebrazioni mentre Israele uccide ancora.
...E Trump minaccia i palestinesi.
Mentre i media occidentali e le cancellerie internazionali hanno intonato cori di giubilo per il cosiddetto "accordo di pace" mediato dagli Stati Uniti, attribuendo un successo diplomatico al presidente Donald Trump, la realtà sul campo nella Striscia di Gaza si sta rivelando molto più cruda e tesa.
Quello che viene celebrato come l'alba di una nuova "pax trumpiana" – con tanto di ovazioni e speculazioni sull'ovviamente mancato Premio Nobel per la Pace – è in realtà un armistizio estremamente precario, minacciato da continue violazioni e da una logica di potere che ignora i termini concordati.
Solo pochi giorni dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco, si sono registrate gravi e letali violazioni da parte israeliana.
L'esercito israeliano, secondo quanto riportato anche da fonti internazionali, ha ucciso diversi palestinesi, tra cui civili.
La "giustificazione" fornita è che le vittime avrebbero superato la cosiddetta "linea gialla," una zona considerata off-limits da Israele, istituita come parte dell'accordo.
A Gaza, superare un confine virtuale significa rischiare di essere immediatamente uccisi, una dinamica che smentisce drammaticamente ogni concetto di tregua e pace.
Nonostante l'accordo prevedesse una riduzione della presenza militare e la cessazione delle ostilità, la percezione è che solo una parte sia tenuta a rispettare i termini, mentre l'altra continua a sparare, uccidere e minacciare impunemente.
Questa è la realtà di un "cessate il fuoco" senza precedenti storici, in cui una parte agisce con piena licenza, senza che la comunità internazionale o i garanti dell'accordo alzino un dito o proferiscano parola.
La Chiusura del Valico di Rafah: Un Assedio Umanitario come Leva
A peggiorare ulteriormente la situazione umanitaria e a minare la credibilità dell'accordo, Israele ha chiuso il cruciale valico di Rafah con l'Egitto, un canale vitale per l'ingresso degli aiuti nella Striscia devastata e affamata.
La decisione è stata motivata dal mancato ritorno immediato dei corpi di tutti gli ostaggi israeliani deceduti ancora detenuti da Hamas, con Israele che ha imposto un ultimatum di 24 ore.
Tale richiesta è stata ampiamente giudicata irrealistica e impossibile da adempiere nel breve termine, anche secondo fonti come il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC).
Nello scenario di Gaza, con decine di milioni di tonnellate di macerie che coprono l'area e la difficoltà di localizzare i resti, il ritrovamento completo di tutti i corpi è un'operazione che richiederebbe settimane o mesi, e alcuni potrebbero non essere mai trovati.
Nonostante Hamas abbia restituito un numero parziale di salme, Israele ha mantenuto la sua posizione, arrivando persino a ridurre il flusso di aiuti umanitari consentiti.
La chiusura di Rafah non è solo una ritorsione, ma di fatto un blocco di aiuti per una popolazione che dipende completamente dagli aiuti esterni per la sua sopravvivenza, a causa della distruzione massiccia causata da due anni di conflitto.
La Minaccia Permanente
L'accordo di pace, pur avendo portato alla liberazione degli ostaggi vivi e di migliaia di prigionieri palestinesi, è dunque estremamente fragile e pieno di contraddizioni.
Nonostante il piano Trump preveda un eventuale disarmo di Hamas e la demilitarizzazione di Gaza in una "Fase Due," il linguaggio di Trump e dei leader israeliani mantiene una costante e potente minaccia.
Il Presidente americano ha pubblicamente avvertito che se Hamas non si disarmerà volontariamente, saranno gli Stati Uniti e Israele a farlo, "rapidamente e forse violentemente," un monito che di fatto pone il "cessate il fuoco" sotto la spada di Damocle di una potenziale ripresa delle ostilità.
In questo contesto, la celebrazione del presunto successo diplomatico occidentale appare tragicamente slegata dalla dura realtà sul terreno.
Parlare di pace in queste condizioni non è disfattismo, ma un semplice atto di realismo e onestà intellettuale.
Una qualità che, secondo l'opinione diffusa, manca alla stragrande maggioranza di coloro che, tra giornalisti, politici e commentatori, stanno plaudendo in modo acritico alla "pax trumpiana" mentre il sangue continua a scorrere e le condizioni umanitarie a peggiorare.
L'impunità delle azioni unilaterali e la minaccia costante rendono la situazione a Gaza e, per estensione, nel mondo intero, grottesca e insostenibile a livello istituzionale e morale.
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