L'operazione del governo divide l'opinione pubblica: mano pesante contro i centri sociali, mentre le occupazioni vicine alla destra restano impunite. Un'azione che sembra più una vendetta politica che un'applicazione imparziale della legge.
Con un dispiegamento di forze in assetto antisommossa, il Viminale e la Prefettura hanno sgomberato lo storico centro sociale Leoncavallo a Milano.
Tutto molto esagerato, tutto in stile squadrismo, tutto che diventa vergognoso anche quando in teoria si starebbe facendo rispettare una legge.
Ma le cose come stanno?
Come la raccontano i discendenti del fascio?
Beh....
Almeno ci dovrebbe essere una coerenza nelle cose e questa già non esiste mai nel governo, figuriamoci come possa esserci in queste porcata esagerata.
L'operazione, avvenuta dopo 31 anni, ha acceso un ampio dibattito politico e sociale, sollevando questioni complesse che vanno oltre la semplice applicazione della legge.
La notizia ha suscitato reazioni contrastanti.
Addirittura quel Legaiolo di Salvini, non perde occasioni di fare le sue consuete figure di merda ed ha esultato, dichiarando: "31 anni di legalità sostenuta dalla sinistra.
Ora si cambia! Afuera!".
La sua dichiarazione, tuttavia, ha alimentato ulteriori polemiche, dal momento che lo stesso Salvini, in gioventù, si era mostrato a favore del centro sociale.
Aveva detto addirittura di averlo frequentato, ma anche questa è una puttanata.
Anche perché "dove cazzo si presentava".....
Tra le altre cose, cosa c'entra lui con cultura, integrazione, creatività, politica diversa, ecc.....
Il governo, composto da esponenti di Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia, (mica "Pizze e fichi", quelli almeno sono buoni) ha giustificato l'azione in nome del ripristino della legalità e della difesa della proprietà privata.
Questa posizione, tuttavia, è stata messa in discussione da molti, che accusano l'esecutivo di applicare "due pesi e due misure".
L'esempio più spesso citato è quello dell'occupazione da parte di CasaPound a Roma, una situazione che non ha mai visto un intervento simile da parte delle autorità.
Eppure in questo caso si parla di fascisti di merda e quindi illegali per definizione in uno nazione che è antifascista per Costituzione.
(O almeno dovrebbe esserlo)
Questa grossolana e pesante e delinquente incoerenza ha portato alcuni a sostenere che la difesa della legge e della proprietà privata valga solo per chi non è allineato con le posizioni politiche del governo, mentre i gruppi vicini non vengono toccati.
Cioè la verità.
Al di là delle polemiche politiche, il Leoncavallo è stato per 31 anni un punto di riferimento per l'arte, la politica alternativa e l'attivismo sociale.
Un laboratorio culturale: il centro sociale è stato un crogiolo di creatività, offrendo spazio a musica indipendente, teatro, arte di strada e mostre.
Ha rappresentato un'alternativa ai circuiti culturali tradizionali, permettendo a molti artisti emergenti di esprimersi e farsi conoscere.
Polo di accoglienza e solidarietà: per anni il Leoncavallo è stato un rifugio per le persone in difficoltà.
Ha fornito supporto a migranti, rifugiati e persone senza fissa dimora, offrendo non solo un tetto, ma anche orientamento legale e sociale. Questo impegno ha rafforzato il senso di comunità, creando un luogo dove le diversità venivano accolte.
Spazio di dibattito politico: il Leoncavallo ha offerto una piattaforma a movimenti e idee che altrimenti avrebbero faticato a trovare visibilità. Ha ospitato assemblee, incontri e manifestazioni su temi sociali, ambientali e dei diritti civili, diventando un punto di riferimento per l'attivismo e il dibattito critico.
Insomma tutto quello che non è fascismo di merda.
Tutto quello che non è il Governo.
Lo sgombero del Leoncavallo segna la fine di un'era per un luogo che, a prescindere dalle controversie, ha lasciato un segno nella storia sociale e culturale di Milano.
Il dibattito che ne è scaturito evidenzia le profonde divisioni politiche e ideologiche nel Paese, e solleva interrogativi sulla coerenza dell'azione di governo e sul concetto di legalità.
Vergogna.
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