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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Nessuno li ferma ed allora Attacchi a Gaza e vittime civili, giornalisti compresi. Manifestazione contro Netanyahu in Israele.



Le tensioni in Medio Oriente continuano a salire, con una giornata caratterizzata da attacchi a Gaza e da massicce proteste in Israele.  
Un mondo sempre più complice che non interviene.


​Una serie di attacchi aerei israeliani ha causato la morte di almeno 20 persone a Gaza. 

Tra le vittime, una famiglia palestinese di cinque persone, inclusi tre bambini, è stata uccisa in un raid a Mawasi al-Qarara, a nord di Khan Younis. Un altro attacco a Jabalia, nel nord della Striscia, ha provocato un morto e diversi feriti.

​Il conflitto ha mietuto anche vittime tra i giornalisti. 
L'emittente Al Jazeera ha denunciato un "attacco mirato" che ha ucciso due reporter e tre cameraman del suo staff in una tenda a Gaza City, vicino all'ospedale al-Shifa. 
L'esercito israeliano (IDF) ha replicato sostenendo che uno dei giornalisti uccisi fosse "un terrorista", ma l'affermazione ha sollevato scetticismo e indignazione. 
Secondo Reporter senza frontiere, quasi 200 giornalisti sono stati uccisi dall'inizio della guerra.

​Nel frattempo, in Israele, migliaia di persone sono scese in strada per chiedere al governo un accordo immediato per il rilascio degli ostaggi ancora detenuti da Hamas e la fine dei combattimenti a Gaza. 

La giornata di protesta, organizzata dall'Hostages and Missing Families Forum, è iniziata all'alba con il blocco dell'autostrada Ayalon a Tel Aviv. 

I manifestanti, tra cui molti familiari degli ostaggi, accusano il primo ministro Benjamin Netanyahu di "sabotare" deliberatamente gli accordi di pace per fini politici. 

Itzik Horn, padre di uno degli ostaggi, ha denunciato che "l'avanzamento di un piano per occupare Gaza mentre c'è un accordo sul tavolo è una pugnalata al cuore delle famiglie".

​Secondo sondaggi citati dai manifestanti, oltre l'80% della popolazione israeliana desidera la fine della guerra e un accordo per il rilascio dei prigionieri. 

Le proteste, che si sono svolte in diverse città e davanti alle abitazioni di vari ministri, culmineranno in una grande marcia serale a Tel Aviv.

​Anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è intervenuto sulla questione. 
Ha espresso la sua convinzione che il conflitto a Gaza possa giungere a una "conclusione positiva e definitiva" entro le "prossime due o tre settimane". 
La sua dichiarazione, rilasciata alla Casa Bianca, non è la prima di questo tipo, ma sottolinea la crescente pressione internazionale per una risoluzione rapida del conflitto, che continua a causare sofferenze e morti tra la popolazione civile.

Tutte pagliacciate se non si interviene fermamente contro Netanyahu...
Non accadrà mai?
Allora tutti assassini come lui.

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© Copyright 2013 Mancio Mario Ruggiero

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