Caso Almasri: La Sentenza del Tribunale dei Ministri Smentisce la Versione del Governo, sbugiardato su tutta la linea.
I giudici smascherano la gestione della vicenda: "aiuto volontario a un criminale internazionale per evitare ritorsioni in Libia"
Secondo i giudici, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e il Sottosegretario Alfredo Mantovano erano "perfettamente consapevoli" del mandato di arresto internazionale emesso dalla Corte penale internazionale (CPI) nei confronti di Almasri. Nonostante ciò, anziché procedere all'arresto e all'estradizione, avrebbero agito in modo concertato per favorirne la fuga.
Questo verdetto smentisce categoricamente le giustificazioni fornite in più occasioni da Nordio e Piantedosi, i quali avevano sempre negato di essere a conoscenza del mandato di cattura internazionale o di aver agito per ragioni politiche.
Al contrario, il Tribunale dei Ministri ipotizza una motivazione ben precisa, che il governo avrebbe tenuto nascosta.
La sentenza fa luce su una possibile e "inespressa motivazione" dietro le scelte dell'esecutivo.
I giudici ritengono "verosimile" che la decisione sia stata influenzata dalle "preoccupazioni palesate dal prefetto Caravelli sulle possibili ritorsioni per i cittadini e gli interessi italiani in Libia".
In altre parole, l'obiettivo non sarebbe stato quello di seguire i protocolli internazionali, ma di evitare una crisi diplomatica con la Libia, a scapito dei doveri di cooperazione internazionale dell'Italia.
In sintesi, i giudici hanno disegnato un quadro estremamente grave:👇🏼
* I ministri erano a conoscenza del mandato di cattura internazionale.
* Hanno volontariamente ignorato i loro obblighi legali.
* Hanno facilitato la fuga di un presunto criminale internazionale.
* Hanno poi fornito una versione dei fatti che, secondo i giudici, non corrisponde al vero.
Nonostante il Tribunale dei Ministri abbia optato per l'archiviazione del procedimento, riconoscendo l'immunità dei ministri per le scelte politiche, la sentenza rappresenta una dura condanna sul piano etico e politico.
Le 91 pagine restano un documento che mette in discussione la credibilità dell'esecutivo e le sue responsabilità.
Sebbene la via giudiziaria possa essere chiusa, resta aperta la questione della responsabilità politica e morale, un peso che il governo dovrà affrontare nel dibattito pubblico e in Parlamento.
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