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Caso Almasri: La Sentenza del Tribunale dei Ministri Smentisce la Versione del Governo, sbugiardato su tutta la linea.

 



I giudici smascherano la gestione della vicenda: "aiuto volontario a un criminale internazionale per evitare ritorsioni in Libia"

Un verdetto clamoroso scuote le fondamenta del governo che si è andato ad impelagare in un bel grande casino....
Difficile trovare altre parole per un pastrocchio clamoroso ed illegale.

In 91 pagine di motivazioni, i giudici del Tribunale dei Ministri hanno smantellato la linea difensiva dell'esecutivo sul controverso caso di Oussama Almasri, accusato di essere a capo di una milizia libica responsabile di crimini di guerra e torture. 
L'atto, definito "pesantissimo", non solo demolisce la gestione burocratica e politica della vicenda da parte di ministri e sottosegretari, ma ne svela anche le presunte reali motivazioni.

Secondo i giudici, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e il Sottosegretario Alfredo Mantovano erano "perfettamente consapevoli" del mandato di arresto internazionale emesso dalla Corte penale internazionale (CPI) nei confronti di Almasri. Nonostante ciò, anziché procedere all'arresto e all'estradizione, avrebbero agito in modo concertato per favorirne la fuga.

Le motivazioni della sentenza sono chiare e non lasciano spazio a interpretazioni. 
Nordio, secondo i giudici, non ha dato seguito alle richieste di cooperazione della CPI. Piantedosi ha decretato un'espulsione "viziata da palese irrazionalità", e Mantovano ha disposto un volo di Stato che ha garantito ad Almasri un rapido ritorno in patria. 

Un'azione, sottolineano i giudici, "scientemente e volontariamente" volta ad aiutare il ricercato a "sottrarsi alle ricerche e alle investigazioni della CPI".

Questo verdetto smentisce categoricamente le giustificazioni fornite in più occasioni da Nordio e Piantedosi, i quali avevano sempre negato di essere a conoscenza del mandato di cattura internazionale o di aver agito per ragioni politiche. 

Al contrario, il Tribunale dei Ministri ipotizza una motivazione ben precisa, che il governo avrebbe tenuto nascosta.

La sentenza fa luce su una possibile e "inespressa motivazione" dietro le scelte dell'esecutivo. 

I giudici ritengono "verosimile" che la decisione sia stata influenzata dalle "preoccupazioni palesate dal prefetto Caravelli sulle possibili ritorsioni per i cittadini e gli interessi italiani in Libia". 

In altre parole, l'obiettivo non sarebbe stato quello di seguire i protocolli internazionali, ma di evitare una crisi diplomatica con la Libia, a scapito dei doveri di cooperazione internazionale dell'Italia.

In sintesi, i giudici hanno disegnato un quadro estremamente grave:👇🏼

 * I ministri erano a conoscenza del mandato di cattura internazionale.

 * Hanno volontariamente ignorato i loro obblighi legali.

 * Hanno facilitato la fuga di un presunto criminale internazionale.

 * Hanno poi fornito una versione dei fatti che, secondo i giudici, non corrisponde al vero.

Nonostante il Tribunale dei Ministri abbia optato per l'archiviazione del procedimento, riconoscendo l'immunità dei ministri per le scelte politiche, la sentenza rappresenta una dura condanna sul piano etico e politico. 

Le 91 pagine restano un documento che mette in discussione la credibilità dell'esecutivo e le sue responsabilità. 

Sebbene la via giudiziaria possa essere chiusa, resta aperta la questione della responsabilità politica e morale, un peso che il governo dovrà affrontare nel dibattito pubblico e in Parlamento.

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