Mentre la crisi a Gaza si aggrava, due importanti paesi europei, la Germania e l'Italia, sembrano prendere direzioni opposte nel loro approccio alla situazione. La Germania, sotto la guida del Cancelliere Friedrich Merz, ha compiuto un passo significativo, mentre in Italia sono i lavoratori, non il governo, a farsi sentire.
Magari a molti potrà sembrare un inatteso cambio di rotta, ma fino ad un certo punto, viste le recenti dichiarazioni.
Sta di fatto che il governo tedesco ha annunciato la sospensione della vendita di armi a Israele che potrebbero essere utilizzate a Gaza.
Questa decisione arriva in risposta a un piano israeliano per espandere le operazioni militari nella Striscia e segna un importante distacco dalla tradizionale posizione di Berlino come uno dei più stretti alleati di Israele.
La Germania è storicamente uno dei principali fornitori di armamenti a Israele, secondo solo agli Stati Uniti.
Tuttavia, il Cancelliere Merz ha dichiarato che la situazione a Gaza sta rendendo sempre più difficile conciliare le operazioni militari con gli obiettivi di disarmo di Hamas e rilascio degli ostaggi, esprimendo preoccupazione per le sofferenze della popolazione civile.
Mentre il governo italiano non ha mostrato segnali di un'iniziativa simile, (figuriamoci) la protesta è arrivata dalla base.
I lavoratori portuali di Genova, soprannominati "camalli", hanno bloccato il carico di una nave saudita, la Bahri Yanbu, sospettata di trasportare armi destinate a una zona di conflitto.
La protesta, guidata dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali, non si è limitata a uno sciopero, ma ha incluso anche una denuncia alla Procura di Genova, invocando la legge 185/90 che vieta l'esportazione di armi verso paesi in guerra.
Questa non è la prima volta che i portuali di Genova agiscono in tal senso, dimostrando una forte coscienza civile.
Nel 2019, una protesta simile si era conclusa con successo, e l'azione odierna mostra che l'impegno dei lavoratori contro la complicità nella guerra non si è affievolito.
Il contrasto tra le due nazioni è evidente.
Da un lato, la Germania, un gigante politico ed economico, prende una decisione ufficiale che, sebbene non sia un embargo totale, rappresenta un segnale politico di grande peso.
Dall'altro, in Italia, è la classe lavoratrice a farsi carico della responsabilità morale, agendo dove il governo tace.
Queste azioni mettono in luce il dibattito sulla responsabilità dei governi e dei cittadini nel commercio di armi e nel supportare o condannare i conflitti internazionali.
La vergogna continua,
Ma in Italia c'è ancora chi dimostra di essere dalla parte giusta della storia e dell'umanità.
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