La Lega vuole vietare per legge qualsiasi critica ad Israele,
La scusa una Legge anti-antisemitismo, tra la tutela degli Ebrei e il rischio bavaglio.
Dopo la maglietta con Putin, il premio da Israele nei giorni scorsi, il "legaiolo' per eccellenza è pronto, insieme al suo degno partito e la maggioranza di governo all'ennesima porcata.
Il dibattito politico e sociale in Italia, infatti, si accende in questi giorni attorno a una nuova proposta di legge, presentata in Senato dalla Lega, che mirerebbe a contrastare l'antisemitismo.
Il testo, che ha come punto centrale l'adozione della "definizione operativa di antisemitismo" dell'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), ha diviso l'opinione pubblica tra chi la considera uno strumento necessario per tutelare la comunità ebraica e chi la vede come una potenziale limitazione della libertà di espressione, un vero e proprio "bavaglio" alla critica nei confronti di Israele.
Dall'altro lato, le voci critiche, provenienti principalmente da partiti di opposizione come il Movimento 5 Stelle, e da diverse associazioni per i diritti umani, esprimono forti preoccupazioni.
La principale obiezione riguarda il rischio che la legge possa essere utilizzata per etichettare come "antisemita" qualsiasi critica severa alle politiche di Israele, in particolare quelle relative al conflitto israelo-palestinese, con tanto di genocidio in corso, questo dobbiamo ricordarlo sempre altrimenti siamo codardi, complici ed assassini.
Il timore è che una norma di questo tipo possa scoraggiare il dissenso e limitare il dibattito pubblico su questioni geopolitiche complesse.
A rafforzare queste preoccupazioni è l'articolo 3 del disegno di legge, che prevede il diniego di autorizzazione a manifestazioni o riunioni pubbliche se sussiste un "grave rischio potenziale" di utilizzo di simboli o slogan antisemiti secondo la definizione IHRA.
I critici temono che questa clausola possa essere usata in modo discrezionale per bloccare manifestazioni a sostegno dei palestinesi o che denunciano le politiche di occupazione e gli insediamenti.
Infine, un ulteriore punto di dibattito riguarda la natura stessa della definizione IHRA, che l'organizzazione ha sempre specificato essere un "non legalmente vincolante strumento di lavoro".
La sua trasformazione in una legge dello Stato solleva interrogativi sulla sua compatibilità con i principi costituzionali, in particolare quello della libertà di espressione, e sull'impatto che potrebbe avere sul diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero.
Salvini e gli altri "legaioli" vorrebbero tappare definitivamente la bocca a qualunque dissenso verso Israele e a chiunque denunci il genocidio voluto da Netanyahu.
Con questa boiata "chiunque denunci i crimini di guerra, l'occupazione, l'apartheid o le politiche di apartheid e pulizia etnica di Netanyahu può essere etichettato come antisemita” spiega, per esempio, Alessandra Maiorino del M5S, che ha denunciato il blitz leghista.
Inoltre....
Chi lo fa rischia di essere incriminato. Incriminato per reato di… Umanità.
A mio avviso, stiamo assistendo a una lenta ma inesorabile repressione di ogni libera espressione, critica e pensiero.
Trovo profondamente ingiusto che si usi un rigore così estremo per impedire agli italiani di criticare Israele, mentre si tollerano quotidianamente i nostalgici e i fascisti che inneggiano al passato.
Se lo stesso impegno fosse usato per contrastare chi esalta il fascismo, allora potremmo forse definirci un Paese civile. Invece, temo che stiamo scivolando ogni giorno di più verso un baratro.
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