L'inviata del Tg3 e il suo operatore aggrediti e minacciati in Cisgiordania da un colono armato: un episodio che svela il clima di tensione e il rischio quotidiano che corrono i giornalisti.
Minacce e intimidazioni in Cisgiordania: l'esperienza di Lucia Goracci.
Un giornalista non dovrebbe rischiare la vita per raccontare la verità, ma purtroppo la realtà in certe zone del mondo è ben diversa.
L'episodio che ha coinvolto la giornalista del TG3 Lucia Goracci e il suo operatore Ivo Bonato in Cisgiordania ne è l'ennesima riprova. Un'esperienza fortunatamente a lieto fine, ma che sottolinea i rischi costanti che questi professionisti affrontano.
Durante una diretta da Umm al-Khair, nel sud della Cisgiordania occupata, dove l'attivista palestinese Awdah Athaleen è stato ucciso, un colono israeliano ha aggredito verbalmente e ha cercato di intimidire la troupe.
L'uomo, armato e a bordo di un pick-up, ha bloccato la loro via di fuga, suonando il clacson e impedendo la comunicazione.
Goracci ha raccontato di come l'uomo li abbia fotografati, identificati e accusati di essere "bugiardi e amici dei palestinesi" per aver visitato il villaggio.
Questo evento, seppur concluso senza conseguenze fisiche, mette in luce il clima di tensione e pericolo che i giornalisti vivono quotidianamente in Cisgiordania.
Le intimidazioni, gli attacchi verbali e le minacce fisiche non sono rari e rendono il lavoro di cronaca estremamente difficile.
È un lavoro essenziale per informare il mondo su ciò che accade, ma che, come si vede, può mettere a repentaglio la vita.
L'episodio di Lucia Goracci è solo un esempio dei pericoli che i reporter devono affrontare. Solidarietà e ammirazione per il coraggio e la dedizione di giornalisti come Goracci e Bonato, che continuano a svolgere il loro lavoro in condizioni difficili.
Un lavoro che è l'ultimo baluardo per mostrare e raccontare le storie che altrimenti rimarrebbero nascoste.
Commenti