Mille scienziati del CERN firmano una petizione contro Israele
La comunità scientifica chiede al CERN di rivedere i rapporti di collaborazione per non essere complice di crimini contro l'umanità
Oltre mille scienziati e ricercatori del CERN, provenienti da diverse nazioni e con varie posizioni politiche, hanno firmato una petizione contro le azioni del governo israeliano a Gaza.
Il documento, rivolto ai vertici dell'organizzazione, chiede esplicitamente di riconsiderare i rapporti di collaborazione scientifica con Israele, per evitare di rendersi "complici" di crimini contro l'umanità.
Nel testo della petizione, gli scienziati esprimono profonda preoccupazione per l'impatto del conflitto, affermando di non poter tollerare che la situazione a Gaza, oltre a causare un "inaccettabile tributo di vite umane e un'offesa alla dignità umana", comprometta la pacifica collaborazione tra scienziati israeliani e palestinesi.
La petizione sottolinea che la comunità scientifica internazionale, per sua natura, non ammette barriere. Tra i firmatari figura anche il noto fisico italiano Carlo Rovelli.
Gli scienziati definiscono le dichiarazioni di alcuni ministri del governo israeliano come "chiare dichiarazioni di intento genocida", usando un linguaggio molto forte per condannare la retorica e le azioni politiche che a loro avviso non possono essere ignorate.
La presa di posizione rappresenta un raro esempio in cui la scienza si schiera apertamente su questioni politiche e umanitarie così delicate.
L'appello solleva un dibattito etico e morale sul ruolo delle grandi istituzioni scientifiche internazionali. La petizione chiede se il CERN, la più grande organizzazione mondiale per la fisica delle particelle, debba mantenere relazioni scientifiche con un governo accusato di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani.
Gli scienziati che hanno firmato la petizione sperano che la loro azione possa spingere a una riflessione e a un'azione concreta, affermando che la scienza, in quanto motore di progresso e umanità, non può rimanere in silenzio di fronte a tali atrocità.
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